Le origini della pubblicità

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Pubblicità= rendere noto ciò che fino a quel momento non lo era.

La pubblicità è uno strumento fondamentale del marketing.

La pubblicità è una forma di comunicazione che vuole esercitare un’opera di persuasione sugli individui per raggiungere obiettivi commercali: incrementare le vendite, migliorare l’immagine di un prodotto, contrastare le iniziative di aziende concorrenti ecc.

L’obiettivo primario del messaggio pubblicitario è quello di attirare l’attenzione del consumatore, stimolare l’interesse e la sua curiosità ed indurlo a passare all azione nei confronti del prodotto, bene o servizio che esso sia.

Quest’opera di persuasione avviene mediante diverse tipologie di mezzi di comunicazione coinvolti nella pubblicità.

Andremo ad analizzare nella storia delle sue origini la sua evoluzione, dato che cammina parallelamente alle esigenze economiche, sociali, politiche e culturali di un paese.

È difficile individuare con certezza il momento storico in cui è nata la pubblicità. Si può dire però che nell’antichità  il tipo di comunicazione  che più si avvicina alla nostra pubblicità era rappresentato da numerose insegne utilizzate dai commercianti per attirare i clienti, a partire delle iscrizioni trovate a Babilonia cinquemila anni fa.

Sono state ritrovate, per esempio, anche a Pompei numerose insegne di epoca romana, dipinte ed a mosaico, che presentavano delle iscrizioni per il passante colto e delle immagini simboliche per facilitare la comprensione ai numerosi analfabeti.

A volte erano usati simboli molto semplici come il fiasco per l’osteria, le forbici per il sarto, la bacinella per il barbiere, l’incudine per il fabbro ecc… In ogni modo lo scopo principale di queste insegne non era convincere il cliente che il prodotto venduto in quel negozio era migliore, ma per segnalare un servizio.

Progressivamente nacque l’usanza di utilizzare delle insegne di forma sporgente a bandiera. Nelle città medievali spesso si esagerava con le proporzioni, fino ad ostacolare la visione reciproca e il passaggio dei veicoli.

Questo disordine indusse le autorità s regolamentare il loro impiego e spinse molti commercianti a rivolgersi ad artisti per abbellire e rendere attraenti le facciate dei loro negozi facendo dipingere su muri o su pannelli decorazioni, figure o riproduzioni dei prodotti venduti.

Le immagini commerciali furono poi affiancate anche da quelle di soggetto religioso o militare, in epoca comunale furono creati un gran numero di stendardi. Ma fu soprattutto nel Rinascimento, con lo sviluppo dei traffici commerciali internazionali, che si manifestò l’esigenza di valorizzare le virtù di un prodotto, atteggiamento che è alla base del funzionamento della pubblicità contemporanea.

I giornali non erano ancora stati inventati e la forma pubblicitaria più diffusa era quella dei venditori ambulanti o dei cosiddetti banditori che elogiando a parole un prodotto davano luogo a un semplice ma efficace forma di pubblicità. La loro funzione era essenzialmente quella di leggere ad alta voce gli avvisi al pubblico: essi peraltro, venivano impiegati dai mercanti per decantare ad alta voce i pregi della propria merce. Di tali banditori è rimasta traccia fino ai tempi recenti; in Italia ad esempio l’arrivo di nuova merce al mercato soprattutto nei piccoli paesi veniva annunciato negli anni Trenta e Quaranta da banditori che richiamavano l’attenzione con squilli di tromba e tamburi. Basti ricordare in proposito la figura del “pazzariello” napoletano. In pratica i banditori sono stati i precursori dei moderni presentatori di spot radiotelevisivi.

Poi venne il tempo dei libri e della loro stesura a cura dei monaci Benedettini, che con pazienza scrivevano in calligrafia i libri del tempo.

In questo tempo nacque la stampa Xilografica che consisteva in una tavoletta di legno incisa in modo da ottenere parole e disegni, la parte in rilievo veniva così inchiostrata e sovrapposto un foglio esso veniva premuto, stampandolo.

Con le evoluzioni, seppure limitate, furono introdotti successivamente  attorno al 400 d.c, i punzoni di ferro ovvero dei piccoli timbri con le riproduzioni delle lettere. Con pazienza questi punzoni venivano messi in sequenza su una tavola d’argilla, in questa successivamente veniva colato piombo e stagno ottenendo cosi una primordiale matrice di stampa che veniva poi inchiostrata e usata per la stampa sui fogli.

Il 1450 segnò una rivoluzione, infatti Johann Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili. Sviluppando le tecniche sopra descritte, Gutenberg utilizzò i punzoni per incidere una lastra d’ottone colando successivamente del piombo fuso, ripetendo l’operazione più volte ottenne tanti caratteri. Accostandoli tra loro poteva comporre dei libri interi. In questo modo la stampa decollò cosi da aprire una nuova epoca.

Con la nascita della stampa venne automatica la nascita dell’editoria. Nati come caratteri Gotici discendenti dalle scritture manuali dei Benedettini, furono poi introdotti caratteri tondi e nel 1545 il signor Garamond realizzò il carattere che oggi porta il suo nome. Come conseguenza naturale di questa evoluzione ci fu la nascita dei primi giornali, cent’anni dopo più o meno nacquero i primi periodici con notizie locali.

Nel’600 nacque la pubblicità sui giornali, sulla Gazzetta di Parigi, comparì il primo annuncio pubblicitario di un medico, nel 1657 poi ci fu il lancio di un nuovo prodotto sul Public Adviser a Londra. In Italia i primi giornali a nascere furono la Gazzetta di Parma e Mantova.

Nel 1845 ci fu la prima concessionaria di pubblicità in Francia la “Societè Generale des Annonces” che gestiva gli spazi pubblicitari di tre grandi giornali francesi. Pochi anni dopo ovvero nel 1863 in Italia nacque la Manzoni un organizzazione che raccoglieva inserzioni per più giornali contemporaneamente assicurando cosi un flusso di denaro costante e crescente, permettendo lo sviluppo della stampa quotidiana dall’800 ad oggi.

Nell’800 il messaggio pubblicitario apparve sempre più frequentemente nei giornali e ad affiancare questo si impose all’attenzione il manifesto. Il manifesto si impose come mezzo primario di comunicazione di massa.

Con la Rivoluzione Industriale (anni venti del XIX secolo) iniziò la pubblicità moderna, in quanto gli annunci non erano più solo informativi ma commerciali, in più allegati a questi annunci ci saranno le prime immagini. Nacque anche un primordiale Direct Marketing, un particolare sistema pubblicitario usato nel tardo 800 fu l’uomo sandwich: uomini che passeggiavano per la città con appesi al corpo tramite bretelle dei grandi cartelloni pubblicitari.

Nel 900 questa disciplina venne chiamata come la conosciamo oggi: Pubblicità, con lo scoppio della prima guerra mondiale la pubblicità venne usata per fini propagandistici (raccolte di denaro, arruolamenti,difesa civile ecc..) Finita la guerra, la pubblicità assunse toni più professional, tralasciando l’aspetto decorativo che caratterizzava i manifesti ottocenteschi, affinandosi invece sempre verso uno studio del mercato a cui e rivolta, della grafica e del linguaggio.

Gli anni 30 vedono la comparsa della radio. Trasmissioni a puntate seguitissime iniziarono ad essere sponsorizzate.

Nel secondo dopoguerra in Italia fu un fiorire di nuove associazioni “a tema” pubblicitario,nel 1945 nacque l’ “Associazione Italiana Tecnici Pubblicitari”, l’UPA (Unione Pubblicitari Associati), di li a poco nacque anche la Federazione Italiana dell Pubblicità e cosi via. Nacque l’associazione per gli studi di mercato e venne indetto il primo premio per la Pubblicità: La Palma D’Oro. 

Gli anni Cinquanta e Sessanta videro il boom industriale del nostro paese, e questo portò anche ad un boom a livello pubblicitario.

Nel 1954 nacque la RAI, e tre anni dopo iniziò la programmazione di Carosello, uno spettacolino di due minuti con scenette comiche a cui si alludeva ad un prodotto per poi citarlo esplicitamente solo nei quindici secondi finali del programma. Tra le pubblicità più famose vi è la saga di Carmencita, creazione di A.Testa protagonista di un Carosello per la Lavazza.

Nel 1960 lo stile di vita consumistico americano si impadronisce dell’Italia e le pubblicità si sbizzarriscono per promuovere nuovi consumi. Nel 1966 nasce il codice di autodisciplina pubblicitaria.

Dagli anni 80 in poi con la nascita delle televisioni private aumentano le pubblicità e il buon vecchio Carosello va in pensione, lasciando spazio a tantissimi altre tipi di pubblicità, e per rilevare gli ascolti delle nuove reti e sulle pubblicità nasce l’Auditel.

Sempre negli anni 80 iniziano a fare la loro comparsa i programmi di computer grafica come Photoshop ed Illustrator.

Col passare del tempo verso gli anni 90 e 2000 si è sempre più puntato sulla capacità di eccitare l’emotività dell’acquirente sulla marca, a cui vengono collegati la qualità e il prestigio del prodotto.

La pubblicità può affidarsi alla forza espressiva di una bella fotografia: fa spesso ricorso alla forte attrazione esercitata dal fascino femminile: trasforma il corpo umano in un oggetto di culto pur di vendere prodotti. Erotismo, esotismo, fascio dell’evasione in ambienti raffinati ed esclusivi, questi sono  i temi della pubblicità odierna che va ben oltre il fine di informare sull’esistenza di un prodotto o servizio.